Sì, il titolo è altisonante, ma non ho trovato nulla di meglio. A dire il vero non è Jannik Sinner che divide l’Italia, ma gli italiani che si dividono sempre e comunque da soli, soprattutto quando di mezzo c’è qualcosa o qualcuno che dovrebbe solo farci inorgoglire. Sinner non è da solo in questa “categoria”, potrei fare molti esempi – e di alcuni parlerò in futuro – come la Ferrari (per rimanere in ambito sportivo) o i Måneskin se vogliamo pensare alla musica. Sì, anche nel mio campo, quello della narrativa, è uguale, se pensiamo a quanti lettori snobbano un libro solo perché il nome in copertina è di un connazionale. Ma ne parleremo, promesso.
Oggi voglio parlare di Jannik Sinner. A dire il vero volevo farlo da molto tempo, ma poi nel 2022 non ho mai iniziato questo blog e molti argomenti sono rimasti lì, fermi al palo. La fortuna, o la sfortuna, vuole che il cuore della discussione non si sia mosso di molto. Sì, oggi Sinner è particolarmente in forma, sta crescendo molto, sta migliorando in tutti i fondamentali, ma ancora deve dimostrare molto. E lo farà, non ho dubbi.
Non siamo mai soddisfatti e se possiamo ne parliamo male. Il web, quello dei commentatori da bar (che poi esistono da sempre, solo che oggi ce li ritroviamo su Facebook e Instagram), è un proliferare continuo di detrattori. Sempre, ovunque, a ogni passo. Sinner non è un campione, Sinner non è Alcaraz, Sinner non è uno da Slam, Sinner non ha il fisico, Sinner non è un Top 10, anzi i Top dieci non li batte mai (e poi non è vero, e ultimamente ne ha castigati diversi), Sinner, Sinner, Sinner.
Un predestinato, se ne è parlato troppo?
Parte di tutto questo chiacchierare dipende senz’altro dalle aspettative. Di Sinner ormai si parla da anni e i primi grandi successi lo hanno proiettato nell’Olimpo del tennis magari in un momento in cui non era ancora del tutto pronto. Legittimo, nessun adolescente è mai del tutto pronto. Anche Alcaraz, che poi ha fatto un salto enorme, ha avuto i suoi alti e bassi e con Sinner se l’è vista sempre brutta. Sinner ha dimostrato subito delle “armi” incredibili, un rovescio spaventoso, un ritmo incredibile, una tenuta mentale pazzesca. Armi da affinare, da completare, ma grandi armi. E allora tutti i riflettori puntati addosso.
È in questa fase che in Italia (e lo facciamo solo noi, in questo modo) inizia il ballo dei detrattori, degli idioti, di quelli che ridono e godono non delle vittorie, ma delle sconfitte, perché amano dimostrare al mondo (al loro mondo di imbecilli) che avevano ragione loro, che avevano già visto che il “campione” di turno era un farlocco. Lo fanno con Sinner, lo fanno con Damiano & Co., lo fanno ogni settimana con la Ferrari, e l’elenco potreste allungarlo voi senza problemi. Perché il successo degli altri fa invidia e per stare bene dobbiamo pensare di essere migliori di loro, in qualche modo. Sia pure con le chiacchiere da bar o da divano.
Sinner è un grande campione
Io mi sono innamorato di Sinner alla prima partita vista. E da quel giorno l’ho tifato come un matto. Ho visto del potenziale e intravisto i limiti. Limiti che ogni giorno gli ho visto limare, con sudore, tenacia, intelligenza. Io non godo quando perde, anzi, mi incazzo. Ma so che ogni sconfitta lo migliora, perché Jannik è così, non si ferma, analizza, valuta, lavora. Arriveranno Slam? Penso di sì. Diventerà numero uno del mondo. Penso di sì. Ma se pure le cose dovessero andare diversamente, andrà bene lo stesso. Perché Sinner è un grande. E merita il nostro appoggio, di sportivi, di italiani, di appassionati. I detrattori a tutti i costi mi fanno ridere. E un po’ pena. Sono persone tristi, sempre a sperare nell’insuccesso degli altri.
Mentre scrivo Jannik si sta preparando alla semifinale di domani contro Alcaraz, ATP 1000 di Indian Wells. Un torneo importantissimo, finora giocato alla grandissima dall’altoatesino. Come andrà domani? Tiferò per lui. Posso dire solo questo. E in ogni caso aspetterò la partita successiva, e quella dopo ancora. Di settimana in settimana. Perché Sinner è un campione. Il tennista che tifo. Italiano come me. Il che è poco significativo, perché in passato il mio idolo era Agassi. Ma oggi per me c’è lui e il fatto che sia un connazionale può solo rendermi orgoglioso. Con buona pace dei detrattori che abbaiano da dietro una tastiera.
Forza, Jannik.