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Festival Treccani della Lingua Italiana: prima volta a Roma

“Parole” e “stupore” le chiavi di una fucina del pensiero vivo attorno e dentro la nostra Lingua.

La voce purissima di Treccani, un hashtag semplice e diretto che dà subito il taglio chiaro di tutto ciò che seguirà. #leparolevalgono: poche sillabe, e una sostanza densissima che accende in un niente il silenzio e la riflessione. Sullo sfondo Roma, come un castone pregiato, ad accogliere e accompagnare lo scorrere del pensiero attraverso l’intera VI Edizione del Festival della Lingua Italiana. Fino al sipario, sceso solo pochi giorni fa sul cortile di Palazzo Braschi, tra incontri, lezioni, dialoghi e la delizia finale di un concerto di fiati. Due passi appena oltre il clou della manifestazione, risuonano forte i messaggi principali e vale la pena seguirne il filo per dar spazio a qualche spunto e magari scovarne altri. Perché la lingua è quotidianità espressiva senza la quale resta inimmaginabile la vita, ma anche – quella italiana – il primo bene che, appartenendoci, ci unisce ovunque ci troviamo.

Tutt’altro che banale l’intento di soffermarsi sul valore delle parole. La portata del tema è immensamente ampia e del tutto affascinante. Si torna a riconoscerle, a viaggiarci dentro, nel loro essere intrinseco, ancestrale, là, dove esse stanno all’origine prima di quel passo oltre la mera, eppure imprescindibile, espressività facciale, che Darwin e successivamente Ekman studieranno illuminandoci. Spostando l’angolo, le si ripercorre però anche in quanto strumenti e risorse di espressione, di ragionamento e di condivisione, con tutto il bagaglio di sfaccettature emotive che si portano dietro fino a divenire essenza e fonte inesauribile del linguaggio che vanno a formare.

27 e 28 maggio: alla Garbatella si parla di stupore

Si spazia, nel susseguirsi dei due giorni di interventi, dalla filosofia alla geopolitica, dalla fisica alla letteratura, si salta nell’intelligenza artificiale per poi allacciare vie a congiungere fisica, letteratura, storia dell’arte, cinema… e farne percorso esplorativo del lemma STUPORE nelle sue potenzialmente infinite variegate sfumature. Un buon numero di incontri, con oltre tremila persone ad ascoltare e interagire con i protagonisti nei luoghi vivi del quartiere Garbatella, in una Piazza Damiano Sauli gremita di sedie e di idee.

STUPORE assume forma nuova e fortemente intensa quando si osa posarci uno sguardo aperto, stupore è lo scombussolamento che solo le passioni e le pulsioni forti possono causarci ed è quello che il Festival ci chiede di considerare per accedere ad una riflessione linguistica su un mondo in cui il proliferare di etichette effimere lascia pesantemente sconcertati. Ma Stupore è, prima di tutto, il mezzo attraverso cui accedere all’ambito più puramente proprio della ricerca linguistica, in un mondo in cui la sovrabbondanza di nuove forme di linguaggio, la trasformazione delle strutture sintattiche tradizionali e le stesse nuove creazioni lessicali, spesso destinate a vita e circolazione fugaci, non possono che meravigliare.

Dal 9 all’’11 giugno il cortile di Palazzo Braschi incornicia #leparolevalgono

L’epoca del nostro oggi si sceglie al mattino gli abiti in un guardaroba pieno zeppo di incisi scivolosi e frasi arrampicate, che costringono qualsiasi intento in una manciata di temi e soggetti, affastellati come capita attorno a poche centinaia di vocaboli. Suoni e sillabe anche corretti, ma quasi scontrosi, traballano nel contesto ispido di un’espressione che… non esprime. Trasformazioni sintattiche e nuove composizioni lessicali cozzano e, sì, stupefanno. Dismessi, insomma, velocemente gli “attimini” e gli “anche meno” slabbrati dagli anni e dalle peripezie invernali, si punta, per esempio, più recentemente, a dar rilievo all’argomento piazzandolo costantemente “al centro”. Di cosa, poco importa; per quale virtuoso motivo, non rileva. È “al centro”, a posto lì, con gran sollievo dei suoi padri. Un bel sospiro e si va oltre, ordine è fatto, i contenuti languono. La lingua stupisce, anche quando decade. E può fa decadere generazioni di storie insieme a lei.

Treccani è attento, come sempre. Precede addirittura il passo e pone, con il Festival, al centro pieno di quel tempo che percorre, qualcosa di prezioso e universalmente pregiato: le parole.

Con i tre giorni di giugno dedicati interamente alle nostre parole e al loro immenso, irrinunciabile valore, al loro potenziale illimitabile e persino difficilmente prevedibile, Treccani ci dona di comprendere e di ritrovare nel linguaggio, quella parte del nostro corredo espressivo e identificativo del tutto indispensabile alla sensibilità, all’intelletto e alla crescita armoniosa dell’individuo, e del suo animo, principe e al tempo stesso atomo virtuosamente fondamentale della trama sociale di una data epoca. Si esce rinvigoriti, la mente si apre a una maggior freschezza e si sente di poter realmente esserne parte.

Un grazie a Treccani Cultura per aver dato forma, spazio e tempo a un progetto che vive e mantiene vivi gli intelletti nel più bell’interscambio che tra esseri umani possa esistere.

CLICCANDO QUI potete visitare il sito dell’evento.

Jelka Giocoli Damiani

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